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La Web tax dal 2019

Web Tax

Web tax che cos’è e come funziona la nuova imposta sulle transazioni digitali in Italia con aliquota al 3% per chi è obbligatorio il pagamento e da quando

Fonte: www.guidafisco.it

Web tax, da sempre se ne parla ma solo ora con la nuova Legge di Bilancio 2018 si arriva al concreto.

L’emendamento Web tax Italia proposto e presentato da Massimo Mucchetti del PD, è stato approvato all’unanimità dalla commissione Bilancio del Senato, per cui al via l’imposta sulle transazioni digitali dal 2019.

Sulla base delle ultime novità introdotte alla norma, è stata ristretta la platea dei soggetti obbligati alla Web tax con l’esclusione delle imprese agricole, contribuenti nel regime forfettario, nel regime dei minimi ed ora anche l’e-commerce.

La Web tax in Italia entra in vigore il 1° gennaio 2019 quale imposta sulle transazioni digitali pari al 3% da applicare alle prestazioni di servizi effettuati con mezzi elettronici.

Vediamo quindi in dettaglio la Web tax cos’è e come funziona, cosa prevede e cosa tassa, per chi è obbligatoria, da quando parte e come si paga.

 

Web tax che cos’è?

Che cos’è la Web tax? La Web tax, è una nuova tassa che entrerà in vigore in Italia a partire dal 1° gennaio 2019.

Con il termine Web tax, si indica un’apposita imposta che vada a colpire i giganti del web, Google, Facebook, Amazon ecc, che nel nostro Paese producono reddito senza pagare le giuste tasse.

Al fine di consentire la corretta tassazione dei giganti del web, con la Legge di Bilancio 2018, è stato accolto l’emendamento presentato alla commissione Bilancio al Senato da Massimo Mucchetti del PDche prevede l’istituzione della cd. Web tax quale imposta sulle transazioni digitali dal 1° gennaio 2019.

Andiamo quindi a vedere come funziona la web tax dal 2019.

Web tax come funziona?

Come funziona la Web tax? La Web tax Italia, funziona così:

– a partire dal 1° gennaio 2019, entra in vigore la nuova imposta sulle transazioni digitali con un’imposta pari al 6%, ciò significa che le imprese italiane, che dall’1 gennaio 2019, risultano clienti delle multinazionali del web, dovranno trattenere sulle fatture l’imposta del 6% sul fatturato e riversarla al Fisco.

– A fare da sostituti di imposta non saranno le imprese ma gli intermediari finanziari, a cominciare dalla banche.

A tal fine, entro il 30 aprile 2018, il Mef, dovrà emanare un apposito decreto che fissi i servizi assoggettati alla web tax,

– Allo stesso tempo, gli intermediari finanziari, per cui banche, Posta o istituti di carte di credito, saranno obbligati anche a segnalare all’Agenzia delle Entrate tutte le transazioni effettuate dalle imprese italiane con questi colossi.

– Perciò quando un soggetto non residente supera nell’arco di di 6 mesi: 1.500 operazioni per almeno 1,5 milioni di euro, l’Agenzia delle Entrate, convoca il soggetto al fine di verificare se lo stesso, opera in Italia mediante una stabile organizzazione.

Se dal confronto dovesse poi emergere che:

  • c’è la stabile organizzazione: il soggetto non residente, deve redige un bilancio normale dichiarando il reddito d’impresa.
  • non c’è stabile organizzazione: il soggetto non residente subisce il prelievo del 3%.

Da ciò si evince che per evitare la Web tax, Google e gli altri, dovrebbero dichiarare una stabile organizzazione in Italia.

In base alle ultime novità approvate alla Camera con la legge di Bilancio 2018, l’e-commerce, è stato escluso dalla web tax, salve quindi le piccole e medie imprese italiane e ma anche il colosso Amazon.

 

Web tax dal 2019 imposta 3%: su cosa e da quando in Italia?

Cosa tassa la web tax? L’imposta al 3% della web tax colpirà il fatturato delle imprese italiane sulle quali si applicherà appunto un’imposta del 3%.

La web tax, a differenza della Google Web tax e della Digital web tax di Renzi, pertanto, è un’imposta sulle transazioni digitali che le imprese italiane che operano con Google, Facebook, Booking, Apple, Expedia, Airbnb ed altri, ed utilizzano i loro servizi dematerializzati, quali piattaforme ed applicazioni digitali, magazzini virtuali, raccolta dati personali ecc, ma sarà poi il ministero dell’Economia a definirli meglio in un elenco sulle varie tecnologie con i successivi decreti attuativi, devono versare al Fisco obbligatoriamente o meglio è la stessa banca ad operare la trattenuta quale sostituto di imposta.

Web tax in Italia da quando? L’imposta sulle transazioni digitali, entra in vigore dal 1° gennaio 2019 ma non si applicherà agli e-commerce.

 

Credito d’imposta Web tax imprese italiane: quanto spetta e come si usa?

Credito d’imposta Web tax: come funziona per le imprese italiane?
Al fine di non penalizzare le imprese italiane e quelle residenti nel nostro Stato con la Web tax, l’emendamento Mucchetti, prevede un credito d’imposta pari all’imposta digitale versata sulle transazioni digitali.

Tale credito d’imposta Web tax, dovrà però essere utilizzato:

  • ai soli fini dei versamenti delle imposte sui redditi;
  • l’eventuale eccedenza, in compensazione per pagare le imposte sui redditi IRPEF e IRES, IRAP, contributi Inps dei datori di lavoro e dei committenti di prestazioni di collaborazione coordinata e continuativa e per i contributi INAL.

Il versamento o la compensazione del credito d’imposta Web tax, dovrà essere effettuato solo con il modello F24 telematico e solo a partire dal giorno 16 del mese successivo al termine di presentazione della dichiarazione dei redditi.

Come funziona l’imposta sulle transazioni digitale per le banche:

Secondo quanto approvato al Senato con l’emendamento Web tax, le prestazioni di servizi dei soggetti non residenti senza stabile organizzazione in Italia, sono tassate a partire dall’1 gennaio 2019, con imposta al 3%.

Questo 3% sul fatturato, applicato quindi su ciascuna transazione digitale al di sopra dei 30 euro, è operata sull’impresa italiana dall’intermediario finanziario che opera nel nostro Paese, al quale viene dato il ruolo di sostituto d’imposta tenuto ad applicare una ritenuta d’imposta con obbligo di rivalsa sul soggetto che percepisce i corrispettivi.

 

Esclusioni web tax dal 2019:

In base all’emendamento Web tax di Mucchetti approvato all’unanimità dalla commissione Bilancio al Senato nella Legge di Bilancio 2018, non tutte le imprese italiane dovranno versare il 3% del fatturato qualora proveniente da uno dei giganti del web.

Sono state previste infatti le seguenti esclusioni web tax dal 2019:

  • contribuenti nel regime forfettario;
  • contribuenti nel regime dei minimi;
  • imprese agricole;
  • e-commerce;
  • per i corrispettivi sotto a 30 euro di importo;
  • se c’è una stabile organizzazione del soggetto non residente, per cui se Google, Facebook ed altri, hanno una stabile organizzazione in Italia;
  • se il debitore è una persona fisica che non esercita attività imprenditoriale.

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